Il destino del regno d’inverno

Prologo

Regno d’inverno, un cielo stellato
qui leggerete di ciò che è accaduto.
Non è affatto frutto dell’immaginato,
ma solo il racconto di un sogno proibito…

Capitolo 1

Distesa a terra, vicino la riva di un ruscello, con i corvini capelli adagiati sul manto nevoso, Ninfa osservava le nuvolette che il suo respiro formava nell’aria. I suoi profondi occhi blu erano fissi a guardare il cielo e si soffermavano di tanto in tanto sui fiocchi che nella loro caduta si posavano ovunque la sua immaginazione potesse volare.

Era il luogo in cui era nata, il Regno d’Inverno, un posto in cui il freddo era nel clima e nell’animo di coloro che lo abitavano. Ninfa aveva tante domande nella mente, non aveva mai saputo chi l’avesse messa al mondo o come fosse giunta in tale luogo, era sempre stata sola. Tutti la evitavano perché era speciale, non invecchiava mai. Manteneva sempre la stessa età nel fisico, ma la sua mente raccoglieva costantemente ricordi ed esperienze.

La giovane si ritrovava spesso a meditare, adorava sedere nella neve e guardare il cielo, era l’unico modo che aveva per evadere dalla realtà che aveva intorno, l’unico modo per sentirsi davvero serena. Le nuvole erano le sue più care amiche, si divertiva spesso a osservare quali strane forme esse potessero assumere.

L’oasi di quiete della ragazza e il vagare della sua mente vennero improvvisamente interrotti da uno strano rumore, qualcosa si muoveva, impercettibile a un orecchio meno attento… Ella chiuse gli occhi, e tentò un gioco: immaginare cosa potesse muoversi con tanta grazia. Isolò tutti i suoni, concentrandosi e riflettendo, ma nulla di ciò che aveva conosciuto sembrava essere paragonabile a una tale delicatezza. Schiuse quindi gli occhi e scorse una figura incappucciata muovere dei passi che a stento toccavano il suolo.

La giovane stette molto tempo ad osservare tale creatura, mentre piano attraversava il ponte che conduceva al villaggio. Ella notò allora che le orme lasciate dallo strano personaggio erano molto marcate. Continuò a sedere nella neve, aspettando che il viandante scomparisse oltre il ponte. Assicuratasi che fosse abbastanza lontano da non poterla vedere, si precipitò a osservare le orme e scoprì qualcosa di davvero bizzarro: la neve al loro interno era liquefatta.

Mentre la fanciulla era china a osservare tali orme, la figura le apparve all’improvviso di fianco, china come lei, con la testa bassa. La giovane, senza timore, tentò di sbirciare per poter scorgere il volto del misterioso personaggio. Non riuscendo a soddisfare la sua curiosità, tentò di parlargli: “Messere, qual vicenda vi porta qui, al nostro villaggio?”. Nessuna risposta. Con la mano, Ninfa tentò di scostare il cappuccio, temendo che l’essere non avesse udito la domanda ma, appena la pelle delle sue dita ebbe sfiorato il manto, la figura svanì in una nuvola di polvere, lasciando la giovane con la mano in aria e con lo sguardo impietrito.

La neve continuava a cadere e Ninfa era ferma, incredula di ciò che aveva visto, sicura di non averlo immaginato. La sua sicurezza derivava anche da ciò che aveva provato sfiorando il forestiero, una sensazione di calore, di vita, di gioia mai provata prima. Si portò la mano alla guancia. Le punte delle sue dita, nonostante il gelo, erano calde.